raro, invisibile e solitario

 Raro, invisibile e solitario

 di Giosuè Serreli

Gli animali vedono in noi, esseri a loro simili che hanno perso in maniera pericolosa il sano intelletto animale….”, a questa splendida massima del filosofo tedesco Nietzsche aggiungerei ….e che ostentano una superiorità intellettiva e cognitiva che in realtà non hanno.

Sono tanti anni ormai che per passione prima , e per lavoro poi, mi interesso di osservare, scoprire, capire e fotografare l’avifauna della Foce del Coghinas, ritrovandomi spesso a riflettere durante queste attività sulla loro immensa, invidiabile conoscenza e abilità.

Analizzando la vita degli uccelli in tutte le sue fasi, e i comportamenti che ne scaturiscono, dalla schiusa delle uova, al primo volo, dalle strategie di caccia, alle lunghe migrazioni, dalla costruzione del nido, alla crescita ed educazione della prole, si rimane sbalorditi dalla loro preparazione e conoscenza in materie che a noi umani richiedono anni di studi e particolare impegno mentale.Penso alla straordinaria memoria topografica dei luoghi, a come da una stagione all’altra siano in grado di tornare sullo stesso nido dopo migrazioni di centinaia di chilometri. All’infinita capacità di orientamento dei Gruccioni, Aironi Rossi e Sgarze Ciuffetto solo per citarne alcuni, che dall’Africa ogni primavera arrivano sul fiume Coghinas.Penso all’inevitabile ragionamento che implica appunto la valutazione di quando, e come affrontare il lungo viaggio con successo.

Poi rifletto sulle nostre abitudini e noto come abbiamo smesso di conoscere e osservare con attenzione il nostro territorio, utilizziamo Gps e navigatori satellitari anche per andare nel paese vicino, il Nord e il Sud si citano solo quando ci si riferisce alle curve dello stadio, le stelle di notte si guardano solo per esprimere desideri fantasiosi, e non ci preoccupiamo più di scrutare i tanti segnali che ci possono far capire che tempo farà domani, abbiamo un’applicazione sul cellulare che ci informa in tempo reale …. E così che ci stiamo trasformando in mediocri e incoscienti schiacciatori di tasti, completamente dipendenti dalla carica delle batterie e dalla connessione alla rete. Penso alle loro imparagonabili capacità sensitive rispetto alle nostre.Penso alla loro capacità di prevedere le variazioni meteorologiche con largo anticipo, e dunque all’elaborazione di quanto sentono, osservano e associano a fenomeni già vissuti.Penso alle strategie di caccia per procurarsi il cibo, e inevitabilmente mi torna i mente la Nitticora che ha una dieta quasi esclusivamente a base di pesce, filmata in un laghetto frequentato da bambini, dove raccoglieva i pezzi di pane che venivano lanciati alle anatre, e anzi che mangiarlo, pensa, ripeto “pensa” bene di utilizzarlo come esca, immergendolo in acqua, e appostandosi nel bordo del laghetto, in attesa che i pesci salissero a galla per mangiarsi il pane, a quel punto con lo scatto repentino del collo, e il possente becco tipico degli aironi pescava i malcapitati pesci,…….. incredibile!… ha utilizzato lo stesso ragionamento fatto da noi per riuscire a pescare!Penso poi alla grande abilità che hanno nel modellare e scavare l’argilla, nell’intrecciare rami, canneti e filamenti vari per la costruzione del nido, e mi rendo conto che l’ingegneria, la tecnica delle costruzioni e la conoscenza dei materiali non sono una nostra peculiarità.Penso al trasferimento di conoscenza che avviene tra genitori e i figli, all’enorme senso di responsabilità che ogni individuo deve assumersi se vuole sopravvivere, e a come saremmo noi se riuscissimo ad essere individualmente altrettanto responsabili.

Ho imparato molto osservando il loro comportamento, l’approccio alla vita, l’utilizzo che fanno del nostro stesso pianeta, ….. e mi sento in colpevole imbarazzo, per come noi umani, con la frase “lo fanno per istinto” neghiamo di fatto tutta la loro sapienza e intelligenza, continuando a sbagliare il modo di rapportarci a loro, rafforzando in noi forse quel innato senso di superiorità che dovremmo iniziare a rivedere.Per questo volevo presentarvi il Falco pescatore, un esemplare che mi ha emozionato tantissimo quando sono riuscito a fotografarlo perchè raro, invisibile e solitario, estremamente intelligente, sapiente e capace …..ma pericolosamente vulnerabile dalla scomparsa continua del suo habitat.

Il Falco Pescatore è uno dei rapaci più “rari” e particolarmente protetti che si possono osservare in Sardegna, spettacolare da vedere in azione di caccia, l’ho seguito a lungo. Inizia a pescare a metà mattinata quando i branchi di muggini vanno nelle più tiepide acque basse della laguna, a quel punto si alza dal posatoio e inizia la sua perlustrazione aerea, l’ho definito “invisibile” perché spesso se visto in volo da lontano può essere confuso con un gabbiano, dubbio che scompare, non appena si assiste ad una virata immediata seguita da un tuffo in picchiata ad una velocità che difficilmente lascerà scampo ad una delle sue prede. Il tuffo avviene sempre con le robuste zampe squamate che affondano i potenti e ricurvi artigli sulla vittima, dispone di particolari narici che si chiudono completamente quando è necessario immergersi quasi sott’acqua, gli schizzi che si sollevano alti per aria ad ogni potente spinta delle ali, sembrano indicare la direzione da prendere per porre fine a quella concitata lotta tra chi disperatamente cerca di sfuggire al cruento destino, e chi con altrettanta fatica, forza e vigore cerca di sopravvivere ancora per un giorno.

L’etimologia del nome latino “ haliaetus” significa “Aquila pescatrice”, per cui ha una taglia raguardevole che gli permette di sollevare in aria pesci anche di un chilo, il becco corto e adunco, gli occhi gialli e le piume della nuca erigibili, gli danno un’espressione fiera e aggressiva. L’apertura alare può raggiungere il metro e settanta. E’ diffuso maggiormente nell’Europa settentrionale dove nidifica regolarmente, in Sardegna la specie risulta estinta come nidificante dai primi anni settanta, anche se dal 2006 in una località segreta è tornata a nidificare, regolarmente migratrice e svernante in “solitario”, in particolare alla Foce del Coghinas passa durante la sua migrazione e si ferma per 15-20 giorni tra settembre e ottobre.

La nidificazione avviene sulle falesie lungo la costa, spesso ad altezze importanti dal livello del mare, il nido è composto da rami apparentemente disordinati all’esterno, rivestito da posidonia marina e altri filamenti all’interno, resistentissimo nel tempo, tanto che la stessa coppia lo riutilizza per più anni consecutivamente, ampliandolo aggiungendovi materiale nuovo, sono stati trovati in Corsica nidi di Falco pescatore dal diametro di due metri e dallo spessore di un metro e sessanta. Depone 2-3 uova, il maschio pesca e porta i pesci alla femmina durante la cova e sino a che per 7-8 settimane i piccoli non saranno in grado di volare, solo la femmina provvede a sminuzzare il pasto per i piccoli, mentre il maschio rimane su un posatoio nelle vicinanze. I giovani continuano a dipendere dai genitori per un periodo che può variare in base alla disponibilità del cibo e al numero di esemplari presenti nello stesso areale.

Soffermarsi ad osservarlo mentre vola, provoca una reazione di ribellione a tutto quanto ci limita nella nostra libertà quotidiana, per cui quando avete bisogno di un imput positivo che vi faccia riappropriare almeno temporaneamente di un’pò della vostra legittima libertà,….. cercate un Falco pescatore…ma attenzione non sarà facile!



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